Ancora forti polemiche sugli arbitri della massima serie italiana che continuano a commettere errori marchiani.
Quando nell’agosto del 2017 il VAR esordì in Serie A, prima che in ogni altro campionato europeo e mondiale, l’obiettivo era quello di placare una volta per tutte le polemiche, ma soprattutto di riuscire a dare agli arbitri di campo uno strumento per limitare o addirittura azzerare gli errori.
Ecco, sette anni e passa dopo, si può sicuramente dire che almeno il primo obiettivo non è stato raggiunto perché le polemiche non si sono mai placate, ma anzi aumentate. Certo, lo strumento tecnologico, sempre più avanzato, ha certamente sanato delle situazioni obiettive come il gol-non gol ed il fuorigioco, ma ancora non riesce ad essere troppo efficace sulle altre situazioni.
Questo perché c’è ancora troppa soggettività e libero arbitrio da parte dei direttori di gara su falli da rigore, o da espulsione, per esempio, o in generale su situazioni di campo. E, così, troppo spesso, ci si ritrova a vedere interpretate due situazioni simili in maniera diversa e a vedere venir meno l’uniformità dei giudizi tanto agognata.
Incerto, troppo spesso, è anche l’intervento degli arbitri preposti al VAR di Lissone che seguono dietro a diversi schermi le partite e dovrebbero sanare le situazioni non viste, o viste male, dall’arbitro di campo, richiamandolo alla revisione dell’azione incriminata. Più di qualche volta, infatti, capita che chi è dietro ai monitor non richiami il collega che è in campo o, al contrario, lo richiami quando non deve.
Nell’ultima giornata di campionato, per esempio, si è assistito ad almeno tre episodi molto dubbi che hanno fatto infuriare le squadre penalizzate, o presunte tali, e hanno creato una marea di polemiche. Durante i primi minuti di Monza-Milan, per esempio, l’arbitro ha fischiato un fallo molto veniale su Theo Hernandez ed ha annullato il gol ai brianzoli dopo che questi ultimi avevano segnato. A fine partita si è scatenata la furia dell’allenatore dei biancorossi, Alessandro Nesta.
Altro episodio incriminato è stato quello di Verona, nel primo tempo tra i padroni di casa e la Roma. Gli scaligeri segnano il 2-1 da calcio d’angolo, ma sembra esserci un fallo su N’Dicka da parte dell’autore del gol, Magnani. Nessuno lo vede ed il VAR non richiama l’arbitro al monitor, facendo infuriare i romanisti. A San Siro, infine, al 98′ di Inter-Venezia, Sverko segna il gol dell’1-1 aiutandosi con il braccio e l’arbitro, coadiuvato dal VAR, annulla. Quest’ultima decisione è sembrata giusta, ma i veneti sono comunque usciti dal campo infuriati.
C’è stato, poi, un altro caso arbitrale particolare durante l’undicesima giornata di Serie A. A Napoli, infatti, Mateo Retegui segna la rete del definitivo 0-3 in pieno recupero e si toglie la maglietta per esultare. Da regolamento, al di là del minuto di gioco e del risultato, il gesto deve essere sempre punito con l’ammonizione e questo sembrava avesse fatto anche Doveri.
Dal comunicato del giudice sportivo, ufficializzato lunedì scorso, però, si è scoperto che Doveri non ha ammonito Retegui e questo ha creato delle polemiche incredibili sui social. Su X, ma non solo, infatti, sono apparsi diversi post di sdegno circa questa decisione del direttore di gara di Napoli-Atalanta per un caso che potrebbe creare anche un precedente pericoloso.
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