Ancora una storia triste e di degrado dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, così come tante altre di ex calciatori famosi.
Ricchi, famosi, baciati dalla grazia di Dio che ha deciso di donare loro un talento smisurato e la capacità di far innamorare le folle soltanto grazie ad un pallone da calcio. Eppure, tutto questo, spesso e volentieri, non è bastato per far vivere una vita serena, tranquilla e felice a molta di questa gente comunque fortunata.
C’è chi non ha saputo resistere alle tentazioni, ai vizi e al divertimento più sfrenato ed ha sperperato tutto il denaro accumulato grazie al calcio in alcool, droga e donne, o ancora in gioco d’azzardo e altri tipi di vizi pericolosi. Qualcuno di questi si è goduta la vita, come si suol dire, ma poi ne ha pagato le conseguenze.
Alcuni di loro, nonostante hanno cominciato molto presto con questi vizi, già mentre giocavano da professionisti, sono comunque riusciti a fare una carriera di tutto rispetto, anzi in certi casi sono addirittura ricordati come calciatori indimenticabili, i migliori di tutti i tempi.
In testa a questa categoria c’è sicuramente quel Diego Armando Maradona che può essere considerato, o almeno per molti lo è, il miglior calciatore di tutti i tempi. Non bisogna dimenticare, però, nemmeno i vari Garrincha, George Best, Paul Gascoigne e Andy Brehme che al calcio hanno dato tanto, ma poi si sono rovinati non sapendo dire di “no” alle proprie cattive abitudini.
Chi invece non può dire altrettanto, perché per colpa dei suoi vizi non è riuscito a fare la carriera che tutti si sarebbero aspettati da lui e a diventare uno dei calciatori più forti di tutti i tempi, è sicuramente Adriano Leite Ribeiro, ex attaccante dell’Inter dal 2001 al 2009, ma anche di Roma e Parma.
In una recente intervista, l’ex campione brasiliano ha raccontato i retroscena più inediti e scomodi della sua carriera, contraddistinta da momenti di calcio altissimi e tantissimi periodi bui che sono cominciati soprattutto dopo la morte del padre. Questa perdita lo fece cadere in depressione e avviò la sua battaglia coi problemi di dipendenza dall’alcol.
Intervista arrivata a margine della presentazione della sua autobiografia dal titolo “La mia più grande paura”. I passaggi più delicati del libro sono sicuramente quelli in cui parla della sua lotta contro l’alcool: “Tornavo a casa e trovavo un motivo per bere. O perché c’erano i miei amici, o perché non volevo stare in silenzio, pensare a stron****, o dormire. Mi sdraiavo in un angolo senza nemmeno riuscire a sognare. Molte persone usano il calcio come valvola di sfogo, io avevo bisogno di una via di fuga dal calcio”.
Adriano, in un passo, parla anche del suo rapporto con Moratti, suo ex presidente all’Inter e dice: “Mi hanno detto: Adri, prima di tutto vogliamo dirti una cosa. Non c’è nulla di cui vergognarti per ciò che ti sta accadendo. È successo e succede a tanti. Voglio darti un suggerimento. Vorremmo mandarti in un posto molto speciale. Il dottor Combi ti spiegherà i dettagli affinché tu capisca. Ti spiegherà di questo posto in Svizzera, è una clinica… In quel momento non capii quella conversazione”. Adriano però rifiutò di andare a curarsi in una critica psichiatrica e racconta anche di una lite furibonda con Marco Branca, all’epoca dirigente interista.
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