Serie A, il tecnico operato d’urgenza: il racconto della malattia | La diagnosi è delle peggiori
I primi sintomi, la corsa al pronto soccorso e la diagnosi, il racconto di ore drammatiche per l’allenatore di serie A
L’allenatore di serie A racconta la scoperta di una malattia che lo ha costretto a correre in ospedale. Un episodio che è avvenuto al termine di un periodo stressante e negativo, prima sul fronte professionale e poi nella vita privata.
Il mister è stato esonerato dopo la testata a un giocatore avversario, ritenuto un gesto inaccettabile da parte dei vertici del club che lo hanno cacciato per il comportamento lesivo nei confronti dell’immagine della società.
Poco dopo la mamma ha avuto un ictus, dal quale per fortuna si è ripresa. Quest’estate è stato scelto per un’altra panchina e il rendimento di questa prima parte della stagione è al di sopra delle aspettative di una salvezza tranquilla.
Un tecnico che non ha mai avuto peli sulla lingua e che decide di confidare ciò che ha vissuto sulla sua pelle in un’intervista rilasciata a Cronache di spogliatoio.
Il racconto drammatico della scoperta della malattia
Lui è l’allenatore dell’Empoli, Roberto D’Aversa, che racconta di una paresi facciale momentanea con cui convive da qualche settimana: “Mi sono svegliato e la bocca non rispondeva più. La bocca non rispondeva ai comandi. Nei due giorni precedenti non sentivo i sapori, ma il tampone del Covid era negativo”.
La corsa in ospedale e l’inizio delle cure: “Ho chiamato il dottore dell’Empoli, siamo andati al Pronto soccorso e ho aspettato quattro ore gli esami pensando a cose molto brutte. I primi giorni sono stati davvero brutti, di notte dovevo bendarmi l’occhio sinistro perché non si chiudeva. Per un po’ è stato impossibile bere e mangiare“.
La malattia non lo ferma, il tecnico continua a stare in panchina
Nonostante il problema di salute, D’Aversa ha continuato a svolgere il proprio lavoro: “Non mi sono nascosto. Sono andato in campo, davanti alle telecamere, senza problemi. Per rassicurare le persone che mi vogliono bene, ma soprattutto perché mi metto nei panni di chi convive con questo problema permanentemente, con chi deve fare i conti con i problemi fisici fin dalla nascita.
Una riflessione da lodare la sua: “Mi immedesimo in chi ci convive da tutta la vita. A chi subisce del bullismo per questo. Io sto solo prendendo farmaci per i nervi, passerà. Se guardo ai problemi con cui sta lottando mia madre, arrivo alla conclusione che i problemi sono altri“.