Caso Calcioscommesse, ecco cosa scrive Paolo Ziliani sul suo profilo X e la stoccata al tecnico Massimiliano Allegri dopo che il giocatore Fagioli sarebbe dentro il giro delle scommesse illecite. Il giornalista tira in ballo anche l'ex allenatore bianconero, Antonio Conte:

"Il suo staff sapeva ma non gli ha mai detto nulla: le scommesse di Fagioli e l'Allegri smemorato Come dieci anni fa. Allora Antonio Conte, allenatore della Juventus, se la cavò con poco dopo avere raccontato a Palazzi di essere stato un "coglione" a non accorgersi degli illeciti commessi a Bari e a Siena; oggi a cadere dalle nuvole è il comandante Max. Voi ci credete? Lo hanno detto, anzi, lo hanno fatto scrivere fin da subito mettendo le mani avanti a scanso di equivoci: Allegri non sapeva nulla delle scommesse di Fagioli e della sua dipendenza dal gioco. Chiaro e semplice: e che nessuno si azzardasse a pensare il contrario anche perchè l’omessa denuncia dell’allenatore, che in questi mesi ha fatto giocare Fagioli come se niente fosse, sarebbe ben più grave di quella di un giocatore al corrente del vizio del compagno, ben più compromettente. Naturalmente, a stretto giro di posta arriva la notizia che dall’esame di smartphone e pc del giocatore sotto indagine penale e sportiva sono emersi alcuni particolari incontrovertibili; tra questi, chat che dimostrano come due giovani giocatori juventini condividessero l’esperienza illecita di Fagioli e come un membro dello staff tecnico, e cioè uno dei collaboratori dell’allenatore Allegri, fosse a conoscenza di tutto: sapeva che Fagioli aveva il vizio del gioco e sapeva del dramma che stava vivendo per i debiti, altissimi, che aveva accumulato. Domanda: secondo voi un collaboratore di Allegri è al corrente di tutto ciò, ma a dispetto dell’estrema gravità e delicatezza del problema, che oltre a riguardare Fagioli può avere ripercussioni pesanti sul conto della Juventus, non ne parla con il suo superiore, anzi lo tiene all’oscuro di tutto? Solo i gonzi possono crederlo. E vedendo come la stampa faccia come sempre finta di niente e eviti di porsi la più piccola domanda in proposito, il mio pensiero va a una decina di anni fa quando Antonio Conte, a quei tempi allenatore della Juventus, finì al centro di uno scandalo legato al calcioscommesse per tre partite truccate ai tempi in cui allenava prima il Bari e poi il Siena in serie B. Le partite erano Albinoleffe-Siena 1-0, Bari-Treviso 0-1 e Salernitana-Bari 3-2, tre partite che i giocatori di Conte avevano venduto, perdendole, in cambio di soldi e col solito contorno di scommesse fatte o fatte effettuare da conoscenti a colpo sicuro. Per la cronaca: Conte venne squalificato per 10 mesi per omessa denuncia: protestò, urlò e strepitò nella famosa conferenza-stampa in cui abusò dell’aggettivo “agghiaggiande”, ma Piero Sandulli, uno dei componenti della Corte di Giustizia federale, fu molto chiaro: “A Conte è andata bene - disse-, se fosse stato chiesto l'illecito sportivo, come poteva configurarsi, il rischio per lui erano tre anni di stop”. Ebbene, sapete perchè all’allenatore della Juventus andò di lusso (addirittura la squalifica gli sarebbe poi stata ridotta a 4 mesi)? Perchè a prendersi tutte le colpe fu il suo uomo di fiducia, Cristian Stellini, che ai tempi del Bari fungeva da allenatore in campo e ai tempi del Siena era diventato il suo vice in panchina. Stellini confessò per filo e per segno gli illeciti raccontando tutto, i soldi divisi coi compagni di cui fece nome e cognome, i giocatori che parteciparono alle combine e quelli che tentarono di sottrarsi. Patteggiò una squalifica di 2 anni per gli illeciti di Siena più 6 mesi - in continuazione - per quelli commessi a Bari vendendo due partite per 220 mila euro; e in sede penale patteggiò un mese di reclusione. Naturalmente, Stellini disse che tutto era successo all’insaputa di Antonio Conte e il Chinè di allora, Palazzi, che interrogò Conte facendogli trovare tè e pasticcini (non è un modo di dire: successe veramente), mise a verbale che Conte confermò la circostanza: prima al Bari poi al Siena i giocatori gli avevano venduto tre partite sotto il naso, lui non si era accorto di niente, glielo disse Stellini, il suo uomo di fiducia, solo a distanza di anni; e oggi lui non poteva fare altro che considerarsi un “coglione”, anzi un grandissimo “coglione”. Per la cronaca: sul Fatto Quotidiano ero stato forse l’unico giornalista a seguire il caso denunciando la gravità dei comportamenti di Conte. Pensare ad Antonio Conte come un allenatore incapace di accorgersi di atrocità come quella di vedere la propria squadra perdere apposta non una, non due ma ben tre partite, era francamente impossibile: e quindi delle due l’una, o Conte sapeva perfettamente quel che accadeva davanti ai suoi occhi oppure era un babbeo di proporzioni bibliche, un babbeo con la B maiuscola. Conte mi fece causa. Fece causa a me e al Fatto Quotidiano ma il Tribunale di Torino, nella persona del giudice Anna Castellino, nell’ottobre del 2014 gli diede torto, condannandolo a pagare le spese di lite di 14 mila euro, con una motivazione chiara, disarmante e inoppugnabile: non c’era una sola cosa scritta da me nei 7 articoli contestati da Conte che non corrispondesse al vero; e se lo stesso allenatore si era definito “coglione” nell’interrogatorio reso davanti al procuratore federale, chiedersi - come feci io - se ci trovassimo davanti a un insospettato babbeo era il minimo che un giornalista potesse fare. Inutile aggiungere che non ho mai pensato che Conte fosse un babbeo. Palazzi (cioè la FJGC) invece sì. E il perchè lo sappiamo tutti. Sono passati dieci anni e siamo, più o meno, al punto di prima. Ieri c’erano decine di giocatori del Bari e del Siena allenati da Conte che vendevano le partite sotto gli occhi di tutti ma la parola d’ordine era che Conte, nel frattempo diventato allenatore della Juventus, nulla sapesse e nulla sospettasse. Oggi c’è un giocatore della Juventus, Fagioli, che finisce sotto indagine prima penale poi sportiva perchè scommette sulle partite di calcio - lo ha confessato lui stesso -, è uno scommettitore seriale e si è messo in guai seri per la montagna di debiti cui deve fare fronte (oltre un milione); ci sono compagni di squadra che condividono il suo stesso vizio e un membro dello staff tecnico, cioè un collaboratore di Allegri, che è al corrente del dramma del giocatore e della gravità della situazione; ma la versione che viene data in pasto alla gente è che l’allenatore della Juventus nulla sapesse di tutto ciò e che nessuno lo avesse informato. Lui era come Conte, non si accorgeva di niente, vedeva Fagioli felice come una Pasqua e i suoi stretti collaboratori non gli dicevano nulla, forse per una questione di tatto. Erano e sono i suoi uomini di fiducia ma gli nascondevano e gli nascondono le cose. Torna tutto non vi pare?

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