Il giornalista Giancarlo Padovan ha rilasciato un editoriale al vetriolo sul calcio scommesse, analizzando la situazione di Fagioli e Tonali. Ecco le sue parole: 
 

“Sette mesi senza giocare non sono pochi. Ma, per chi ha scommesso, non potendolo e non dovendolo fare, sono una pena lieve, quasi un buffetto (la sanzione prevede da tre anni in su). Quindi, pur riconoscendo a Nicolò Fagioli di essersi autodenunciato, di avere collaborato e di avere patteggiato, la pena inflittagli è ben lontana dall’essere congrua. Non faccio certo il giudice, eppure, nei giorni scorsi, avevo pronosticato una sanzione di almeno diciotto mesi.

Perché, ludopatici o no – e la maggioranza non lo è -, questi ragazzi hanno infranto, oltre che le regole, un codice etico, venendo meno ai loro doveri nei confronti di tutti. Non credo che la Juventus faccia causa a Fagioli (non chiederà i danni, una volta condannato, nemmeno a Pogba), però il danno è rilevante e trattare questa vicenda solo come una ragazzata è, secondo me, un errore. Se, poi, passa il concetto che i reo confessi sono schiavi del gioco, allora potremmo trovarci di fronte ad una mezza amnistia camuffata”.

Ora nessuno mi toglie dalla testa che la grandissima velocità con cui Fagioli ha patteggiato e, allo stesso modo, patteggerà Tonali sia riconducibile alla volontà generale di non allargare lo scandalo e di contenere il più possibile le conseguenze di questa storia. Le inchieste della Procura della Repubblica (dovrebbero essere due) al momento, non hanno portato nemmeno al sospetto che le partite possano essere state truccate. Tuttavia – mi chiedo – c’è qualcuno che lo possa escludere con ragionevole certezza? Lo dico, soprattutto per chi, avrebbe scommesso sui risultati della propria squadra. Ipotesi inquietante, in nessun modo trascurabile”.

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