Milan, da Maldini a Ibrahimovic

Il giornalista Ziliani poi continua il duro attacco verso Ibra:

Zlatan Ibrahimovic
Zlatan Ibrahimovic (ph. Image Sport)

 Pensare di essere passati, nel giro di un anno, da una persona seria, adeguata, schiva e professionale come Paolo Maldini - pur con tutti i difetti caratteriali che l’ex difensore di Sacchi e Ancelotti ha dimostrato di avere - a un guitto d’avanspettacolo come Zlatan Ibrahimovic, che definire fenomeno da baraccone è fargli un complimento, è inconcepibile. 

Non solo la squadra di calcio del Milan, quella che ebbe Cudicini, Rivera e Prati, poi Baresi, Gullit e Van Basten, poi Maldini, Kakà e Shevchenko, è diventata la cosa informe che oggi è sotto gli occhi di tutti.

La società è diventata una terra di nessuno dove il proprietario delega a rappresentarlo e a parlare in sua vece un saltimbanco che in una diretta social vista in ogni angolo del mondo si pietrifica perchè se si muovesse, per l’appunto, correrebbe il rischio di apparire gay. 

Ieri, martedì 9 aprile 2024, Milano, Italia. Credo che Nereo Rocco, Gipo Viani e Nils Liedholm, Cesare Maldini, Pierino Prati e Karl Heinz Schnellinger e tutta l’infinita schiera di ex rossoneri che oggi non ci sono più si stiano rivoltando nella tomba. 

C’è un limite a tutto, anche all’inciviltà e alla cafonaggine. C’è un limite anche alla vergogna. Qualcuno cacci a calci nel sedere Ibrahimovic dal Milan. Si stava meglio quando si stava peggio.

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