Dopo una lunga malattia ci ha lasciato Sven Goran Eriksson. Uno degli allenatori più influenti della storia del gioco si è spento oggi all'età di 76 anni. Lo svedese era da tempo malato, infatti gli era stato diagnosticato un tumore al pancreas, tanto da fargli rivelare lo scorso gennaio: “Ho un cancro, mi resta un anno da vivere”. La notizia colse di sorpresa l'intero mondo del calcio; tant'è vero che lo stesso si è stretto intorno all'uomo, che si è sempre contraddistinto per signorilità e valori. Sul tecnico di recente è stato girato un documentario, prodotto da Amazon Prime Video. Toccanti e significative le parole di Eriksson all'anteprima: "Ho avuto una bella vita. Penso che tutti noi abbiamo paura del giorno in cui moriremo. Ma la vita riguarda anche la morte. Spero che alla fine la gente dirà, sì, era un brav'uomo, ma non tutti lo diranno. Spero che mi ricorderete come un ragazzo positivo che cercava di fare tutto il possibile. Non dispiacetevi, sorridete. Grazie di tutto, allenatori, giocatori, il pubblico, è stato fantastico. Prendetevi cura di voi stessi e prendetevi cura della vostra vita. E vivetela".

Eriksson: una carriera di successi

Dodici squadre di club, quattro nazionali e diciotto titoli: una carriera di trionfi quella di Sven Goran Eriksson. Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo a soli 27 anni per un terribile infortunio al ginocchio,non si da per vinto e si rimbocca subito le maniche diventando assistente di Tord Grip, suo ex compagno di squadra e allenatore, al Degerfors. Poco tempo dopo viene promosso come primo allenatore e vince la Division 3, guadagnandosi la prima grande chiamata: quella del Gotenborg. Ed è proprio su questa stessa panchina che inizia a incidere il proprio nome nella storia del calcio: dopo i primi due anni in cui aveva vinto due volte la coppa di Svezia centra il treble, vincendo coppa nazionale campionato e Coppa Uefa, sconfiggendo l'Amburgo in finale. A quel punto Eriksson decise di cambiare ed approdò al Benfica. Anche in Portogallo dominò vincendo due campionati consecutivi (1982-1983 e 1983-1984), sfiorando un nuovo treble nell'82-83, stagione in cui i lusitani persero in finale contro l'Anderlecht. L'anno dopo la Roma decise di puntare su di lui per sostituire Liedholm. La prima stagione non rispettò le attese dal momento che i giallorossi chiusero al settimo posto del tabellone. Tuttavia l'anno seguente sfiorarono lo scudetto, sfumato per l'inattesa sconfitta per 3-2 contro il Lecce, ma “questo è il calcio” come sussurrò lo stesso tecnico dopo la sconfitta contro i pugliesi. Tuttavia riuscì a mettere in bacheca una Coppa Italia, prima di rassegnare le dimissioni nell'ultima stagione in giallorosso. Decise comunque di rimanere in Italia, andando ad allenare la Fiorentina, con cui si piazzò al settimo e all'ottavo posto della graduatoria. Chiuso il capitolo viola lo svedese decise di fermarsi e di tornare in Portogallo al Benfica, con cui si laureò nuovamente campione nel 1990-1991, sfiorando un nuovo triplete stavolta con la coppa più prestigiosa (Coppa dei Campioni), sogno però soltanto accarezzato poiché si infranse contro il Milan di Sacchi che vinse 1-0 grazie alla rete di Franck Rijkaard. Conclusosi il ciclo in Portogallo, fece ritorno in Italia stavolta alla Sampdoria per raccogliere l'ardua eredità di Vujadin Boskov, con cui i blucercerchiati vinsero lo scudetto nel 1990-91. Nei cinque anni di gestione di Eriksson però i doriani non riuscirono a ripetersi, arrivando al massimo al terzo posto ma vincendo una Coppa Italia. Si arriva quindi al periodo d'oro della sua carriera quello alla Lazio di Cragnotti, con cui vinse il secondo scudetto della storia biancoceleste nel 1999-2000. Ma lo svedese già dall'anno prima si era guadagnato di diritto l'ingresso nella storia del club, trionfando in Coppa delle Coppe e in Supercoppa Uefa contro il Manchester United. Nessuno come lui nella storia del club capitolino, sono infatti 7 i trofei messi in bacheca (2 Coppe Italia, 2 Supercoppe Italiane 1 scudetto, 1 Coppa delle Coppe, 1 Supercoppa Uefa). A partire dagli anni duemila inizia anche la sua carriera come ct; per la prima volta della sua storia la Federazione inglese decide di affidare la panchina ad uno straniero,proprio Eriksson. Lo stesso partecipo a due Mondiali ed un Europeo, senza però andare oltre ai quarti di finale. Si arrivò quindi all'addio ai Tre Leoni. Dopo una breve pausa decise di tornare in una panchina di club, venendo scelto dai proprietari del Manchester City come guida tecnica, tuttavia dopo un solo anno e un nono posto si interruppe il rapporto lavorativo. Lo svedese riuscì successivamente a partecipare alla fase ai gironi del Mondiale del 2010 allenando la Costa d'Avorio, avventura che però terminerà alla fine della competizione. L'ottobre successivo provò a tornare sulla panchina di un club, allenando il Leicester, non ancora pronto a tornare in Premier League e il rapporto si concluse con un divorzio. Dopo una breve parentesi in Cina (con Guangzhou, Shanghai e Shenzhen) l'ultima esperienza per Sven Goran Eriksson è stata come ct delle Filippine con cui ha partecipato anche alla Coppa d'Asia, un giro del globo lunghissimo fatto di grandi trionfi ed esperienze, come quelle di ds in Thailandia al Tero Sasana e all'Al Nassr. L'ultimo ruolo nel mondo del calcio è stato proprio in questo ambito… al Karlstad.

Sven Góran Eriksson
Sven Góran Eriksson

Il cordoglio del mondo del calcio

L'evento ha inevitabilmente scosso l'ambiente, che ha espresso il proprio cordoglio. Tantissimi i messaggi d'amore per il tecnico svedese, da Lotito: “Mi verrebbe voglia di abbracciarlo ancora, per sussurrargli ad un orecchio che la Lazio non lo dimenticherà mai. Rivolgo commosso le condoglianze alla sua famiglia, il calcio ed il mondo hanno perso un grande uomo”, ma anche l'Uefa: ”A nome della comunità calcistica europea, siamo profondamente addolorati nell'apprendere della scomparsa di Eriksson, figura amata nel calcio. Riposa in pace, Sven". Ma sono veramente tantissimi i messaggi…oggi per il calcio è sicuramente un giorno triste e piange la scomparsa di un grande uomo.

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