Il governo Meloni ha preso una decisione in merito alle politiche sullo sport, che rischia di avere profonde ripercussioni sul calcio italiano e che per le squadre nostrane rappresenta di fatto una grossa mazzata alla possibilità di aumentare la propria competività in ambito internazionale. Infatti anche per la Serie A é stato deciso di abolire il Decreto Crescita, la norma che fino ad oggi ha permesso l'acquisto di giocatori dall'estero potendo godere di una forte riduzione delle tasse se non di un vero e proprio azzeramento, e del pagamento dei loro ingaggi esentasse perché se ne faceva carico lo stato.

Questa politica economica in ambito sportivo che non sarà più in vigore da lunedì 1 gennaio 2024, aveva permesso l'arrrivo in Italia di giocatori importanti dalla Premier League, dalla Ligue 1, dalla Bundesliga e dalla Liga spagnola. Pensiamo ad esempio alle trattative che hanno portato Ruben Loftus-Cheek e Samuel Chukwueze al Milan rispettivamente dal Chelsea e dal Villarreal, operazioni che non sarebbero state sostenibili per i costi dei loro stipendi senza l'ammortamento garantito dallo stato italiano

Serie A, abolizione del vincolo sportivo 

Con l'abolizione del Decreto Crescita viene a cadere anche l'obbligo del vincolo sportivo. Un problema di cui si é detto preoccupato l'amministratore delegato dei neroverdi Giovanni Carnevali ai microfoni di Sky, prima della partita tra Milan e Sassuolo: “L'abolizione del Decreto Crescita porterà meno denaro e meno competività. Gestire una società di calcio é complicato e non abbiamo mai ricevuto aiuti, senza dimenticarci mai dei settori giovanili. Il problema del vincolo a livello giovanile secondo me é più importante del Decreto Crescita, perché perdiamo giocatori cresciuti in Italia che poi vanno all'estero”.

Ma cos'è il vincolo sportivo a cui fa riferimento il dirigente della società emiliana? Il D.lgs. 36/2021 ha stabilito la nascita della nuova figura del "lavoratore sportivo" a discapito del "vincolo sportivo", che è stato abolito quindi viene eliminato quello che era un accordo esclusivo a cui un giocatore doveva sottostare nel momento della firma con una società, sia in ambito professionistico che dilettantistico. 

I giocatori che prendevano un accordo con una squadra all'età di 14 anni, erano costretti a rimanere a giocare con la stessa fino all'età di 19 e con la sostituzione di questa regola, sono costretti a rimanere per almeno due anni solo se hanno firmato un contratto prima del compimento del 15° anno. In tutti gli altri casi sono liberi di lasciare le società dopo solo una stagione sportiva, a meno che non si sottoscriva un contratto di apprendistato di massimo tre stagioni. Tutto questo ha ovviamente dei costi per le società.

Victor Osimhen
Osimhen si dispera

Serie A, niente Decreto Crescita per il mercato

Volendo trarre le conclusioni, l'abolizione per la Serie A del Decreto Crescita porta due problemi di enorme rilevanza. Da un lato senza il vincolo sportivo costringe le società a pagare per trattenere i propri giovani con contratti sottoscrivibili solo dai 16 anni in su, senza comunque la certezza di non vederli andare altrove. Dall'altro per lo stato finanziario in cui versano molte squadre del nostro massimo campionato, sarà sostanzialmente impossibile sia trattenere che tentare di accaparrarsi i giocatori migliori provenienti dall'estero. 

LEGGI ANCHE: Serie A, top e flop del 2023: Il Bologna sogna, la Lazio si aggrappa alla panchina

Capuano show: "Solo in un mondo parallelo si può pensare che la Juve ruba. Anche l'Inter..."
Capello al veleno su tifosi top club: “Mandando via quel giocatore, gli hanno fatto un favore”

💬 Commenti