Ero partito in tromba: mi sembrava una bella idea, mi sembrava una bella idea possibile. Uno spazio quotidiano dedicato al basket: un po'di risultati, non troppi; un po'di storie, dunque non statistiche e numeri ma persone. Poi, il 14 ottobre mi sono ritirato. Mi sono dovuto ritirare: le coppe avanti senza senso, il campionato ridotto, dopo neanche un mese, a chiacchere sul budget e sulla capienza dei palasport mentre lui, il Covid, appisolato, sembrava perfino stesse sorridendo come per benedire i nostri affanni. E noi, tutti, non capivamo, non volevamo capire, che era il ghigno satanico di chi sta per svegliarsi come un temporale, un tornado. Poi ancvora il campionato da sospendere, no da portare avanti, altrimenti col cavolo che lo stato ti aiuta, lo stato che nemmeno ti conosce e non ti riconosce, perchè tu, da sport professionistico, rappresentato da un dirigente top del calcio, non ti metti in coda al calcio ma alla guida di un gruppo senza troppo valore, la miseria di 90 milioni hanno detto che vale la serie A, il 30% in capo a Milano. Soprattutto, l'offesa, insopportabile, di vedere il basket minore mai considerato, spazzato via dai dibattiti, alimentati anche da social watching, sul rendimento calato di Markovic, oppure sulla panchina corta, troppo corta, della Fortitudo, sui rimpianti per Martino che se valgono come un giudizio su un ottimo coach li sottoscrivo, se invece sono una bocciatura ingiustificata e intempestiva di Sacchetti proprio non li sopporto. E ancora, il dubbio, arrivato pure sui giornali, che la crisi Virtus potesse essere una questione di contratti in scadenza, insopportabile anche solo da leggere una scusa del genere. E nel mezzio tanti segnali, tante ferite e pochi sorrisi: il campionato della Segafredo Women, roba che se ieri D'Alie segnava due liberi era ancora imbattuta, unico sorriso. Le ferite: la notizia delle bolle per le nazionali quando un dirigente vero del basket internazionali dovrebbe dire, e nessuno lo accuserebbe, che le partite delle nazionali sono sospese; le prime partite saltate e il singolare sciopero di Roma, astenuta in campo nella prima azione, e salvata l'estate scorsa da un campionato che non ha il coraggio di diminuire le squadre partecipanti; gli assurdi viaggi in Europa che tali non sono solo erchè si sfida il virus in canmpo ma anche e soprattutto perchè lo si sfida in un'Europa che non è più quella di prima, volare e'un'avventura, a orari e in postio improponibili.

Caro Basket

Poi, oggi, è arrivata la lettera di Ettore Messina ai grandi del parquet. Al primo che dice che è stata una furbata tolgo il saluto, e forse non mi fermo nemmeno a questa presa di posizione soft. A chi non sottoscrive questo, che è un grido di dolore, ritiro la cittadinanza sotto i canestri. Per chio non l'avesse letto, per chi ancora non l'ha usata come screen saver o come poster, eccola

Cari Amici del basket,

dopo aver riflettuto molto, ho deciso di inviare questo messaggio a chiunque abbia intenzione di dedicarmi cinque minuti del suo tempo.

Sono stato abbastanza fortunato da vivere una lunga carriera nel mondo del basket internazionale: le mie squadre hanno sempre giocato con orgoglio rispettando il nostro sport, sotto la guida la FIBA, EuroLeague e ULEB.

Nonostante tutti i disaccordi che ci sono stati, ho sempre rispettato la leadership e le idee di Mr Stankovic e di Mr Baumann.

Mi considero un amico di vecchia data del Signor Portela e del Signor Bertomeu e ho avuto l’onore di allenare Thomas Van den Spiegel, attuale Presidente dell’ULEB.

Stiamo vivendo un periodo molto serio e complicato: i governi di molti paesi europei hanno preso decisioni basate sulla chiusura delle varie comunità, o parti di esse, per proteggerci dal Covid. Ogni settimana, abbiamo un numero sempre maggiore di giocatori, allenatori, membri di club che risultano positivi ai vari test, un numero sempre maggiore di partite, in ogni paese o in ogni competizione internazionale, sono rinviate.

Le difficoltà di viaggiare all’estero stanno aumentando le preoccupazioni per la salute di squadre e arbitri.

Presto, non ci saranno più date disponibili per giocare le partite rinviate. Un numero maggiore di risultati dipenderanno dalla fortuna, dal fronteggiare meno contagi nella propria squadra, rispetto a quanto succederà ad altri.

Per tutte queste ragioni, con grande umiltà, da appassionato tifoso del nostro sport, vorrei chiedere ai nostri leader di prendersi un minuto, mettere da parte le differenti opinioni, quelle che li hanno divisi nel recente passato e, nell’interesse del basket e dei suoi tifosi, sedersi attorno ad un tavolo e non abbandonarlo fino a quando una soluzione comune non sarà stata identificata.

Al momento, l’unica scelta logica sembrerebbe quella di sospendere le competizioni europee and consentire alle leghe nazionali di finire le loro stagioni nei prossimi quattro mesi, visto che viaggiare all’interno dei propri paesi è più semplice. Dopo di che, probabilmente a marzo o aprile, tutti i tornei internazionali potranno essere completati, auspicabilmente in tempo per prepararsi poi per le Olimpiadi. Può darsi che per allora il COVID sarà stato contenuto o addirittura sconfitto.

Naturalmente, televisioni e sponsor dovranno essere coinvolti, ma un comune denominatore dovrà essere trovato dai nostri leader e li aiuterà ad accettarlo.

La salute dei partecipanti e l’integrità della competizione sono le priorità. Ringrazieremo per sempre i nostri leader, come tifosi, delle loro decisioni.

Con rispetto,

Ettore Messina

Dear Basketball

Non credo di essere l'unico: la lettera di Messina mi ha fatto venire in mente, e non solo per la dedica iniziale, l'intensa dichiarazione di amore di Kobe Bryant quando smise di giocare, in realtà per essere ancora più vicino di prima al basket. E così, in quel caro e quel dear, ho ritrovato la spinta. Da oggi non manco più un appuntamento. Si parlerà anche di risultati, ci mancherebbe. Si parlerà soprattutto di basket, di quello che ci manca non potendo giocare, non potendo veder giocare, col dolore accresciuto dal non sentirsi difesi da chi dovrebbe avere a cuore le ragioni del gioco, the good of basketball in originale nella lettera di Ettore. Per tutti, lo svelamento di un piccolo segreto. Ho due terapie contro la tristezza, La prima: ascolto il brano portante della colonna sonora di Giù la testa, uno dei tanti capolavori di Ennio Morricone. La seconda passo quasi tutti i giorni in libreria. E ieri, con l'ultima opera di Flavio Tranquillo, di cui bisognerà parlare ancora, come del manifesto di Mauro Berruto, ho trovato Magico Basket Camp, lo straordinario libro postumo di Magic. Sua l'idea, sua la dedica ai suoi Wizenard, Bill Russell, Tex Winter, Phil Jackson e Gregg Downer che hanno dedicato a insegnare agli atleti che la magia è dentro di loro. Per impararlo ci vuole un po'di immaginazione". Immaginazione e passione: partiamo.

 

Per chi tifano i giornalisti sportivi? La fede calcistica di Caressa e gli altri
Atalanta-Liverpool, Gasperini: "Affrontiamo i più forti. De Roon e Gosens out"

💬 Commenti